Agri Tech – Quando il vitigno diventa “resistente”

Le viti resistenti fanno la loro comparsa in Europa

A fine 2021 l’Unione europea ha dato il via libera per l’introduzione nei disciplinari di produzione del continente dei vitigni frutto di incrocio tra vitis vinifera e le specie asiatiche e americane che prendono il nome di viti resistenti o PIWI all’interno delle DOP.

Questa opzione sta creando letteralmente due schieramenti nel mondo scientifico-accademico e della produzione: per molti questo cambiamento potrebbe essere epocale, sia in positivo che in negativo, per la viticoltura europea. Le viti resistenti eviterebbero o ridurrebbero, a fronte di un cambiamento climatico che è sotto gli occhi di tutti, i trattamenti contro le malattie parassitarie (funghi, batteri e virus) ma per contro, secondo i detrattori, questi incroci non garantiscono medesime caratteristiche dei vitigni europei. 

Questa situazione rischia quindi di essere oggetto di un contrasto all’interno delle singole DOP quanto tra gli stessi Stati membri; ne è un esempio il fatto che alcuni vitigni resistenti allevati da vivai italiani non siano autorizzati all’impianto, neanche come vino da tavola, dalla Francia. Allo stesso tempo, è notizia recentissima che il vitigno resistente, Voltis, è il primo ad entrare a far parte delle uve riconosciute per l’AOC Champagne.

Quello che sembra essere certo è un desiderio di chiarezza che tutta la filiera, fino al consumatore, sentono come necessaria.

Il ruolo dei dati satellitari nella viticoltura

Saturnalia opera, oramai da oltre cinque anni, nell’analisi  dei dati satellitari applicati alla viticoltura e grazie a questo know-how specifico, supportato anche dall’ESA,  ci siamo resi conto che sovente le DOP non dispongono di dati sensibili (umidità del suolo, precipitazioni, temperature, fenomeni climatici estremi, etc.) sul proprio territorio e su un arco temporale sufficientemente ampio. Quindi non dispongono di tutti i preziosi Big Data che, se studiati ed elaborati correttamente, possono diventare efficaci strumenti di supporto per effettuare scelte strategiche in ambito agronomico e di indirizzo, sia per il territorio di produzione che per il singolo viticoltore.

La complessità dell’argomento, ovviamente, ci fa fare un passo indietro e scientemente non prendere una posizione data la complessità e le competenze specifiche di cui non disponiamo. Allo stesso tempo, siamo stimolati, se possibile, a dare un contributo e un esempio di applicazione dei Big Data che possiamo mettere a disposizione.

A chi per studio agronomico, attività consortile, professionale, vitivinicola voglia incrociare le proprie competenze con le nostre diamo da ora il benvenuto perché, anche se il risultato non sarà definitivo, potremo dimostrare, in ultimo, che è sempre meglio collaborare.

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